Il DSM-IV
(manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali) definisce il PSTD (disturbo post traumatico da stress)
come il risultato dell’essere stati esposti - direttamente o come testimoni - ad
una situazione estrema o ad un episodio al di fuori della normalità o da ciò che
normalmente ci si aspetta dalla quotidianità.
Il PSTD include sintomi come:
pensieri e ricordi intrusivi ( incubi, flashback e reattività fisica a eventi
con elementi simili), comportamenti
evitanti (stare lontani da posti ed attività che possono ricordare l’evento) e
stati di attivazione psicofisiologica (insonnia, agitazione,
irritabilità).
Le condizioni “estreme”appena
descritte e previste dal DSM-IV per fare una diagnosi di PSTD, non sono le sole che è razionale
considerare come traumatiche. Basti pensare a come la mente di un bambino
possa vivere con drammaticità alcune situazioni non rientranti nei criteri
previsti, come le liti costanti tra i genitori o la loro separazione, ove
questa sia vissuta in maniera conflittuale oppure le situazioni di abuso psicologico e la
mancanza di sintonizzazione emotiva nell’infanzia da parte delle figure di accudimento.
A ciò si aggiungono gli importanti cambiamenti di vita come un lutto
improvviso, un licenziamento, le ristrettezze economiche protratte o
improvvise, ecc. Tali condizioni, se perdurano nel tempo e sono ricorsive,
possono minare il senso dell’integrità del sé ed avere un esito post-traumatico.
Infatti una condizione spiacevole del passato può essere vissuta in modo tale
per cui il cervello non riesce a procedere ad una rielaborazione adattiva
dell’informazione e la risposta a questi eventi spiacevoli può implicare stati
intrusivi, di evitamento e di iperasoual così come descritti nel PSTD.
Il modello dell’elaborazione adattiva dell’informazione dell’EMDR
sostiene che il cervello possiede la capacità di trattenere l’informazione e di
elaborarla in modo efficace. Se però interviene un impedimento, l’informazione
rimane nel cervello in uno stato disfunzionale.
Il processo alla base dell’EMDR
spiega come, in condizioni traumatiche, il cervello registri i momenti stressogeni e
li immagazzini insieme alla sensazione dolorosa creando la base per il vissuto
doloroso dell’evento spiacevole che si prova nel presente. Se una persona è in
grado di elaborare le esperienze di vita in modo adattivo, queste iniziano a
far parte di un bagaglio di apprendimento, che funge da guida per il futuro. Tuttavia,
se una persona si trova a vivere una situazione stressante, le sue abilità di
funzionamento si riducono. Quando il dolore non riesce ad essere contenuto o
tollerato, emergono modelli di pensiero disfunzionali.
La chiave per risolvere o,
quantomeno, alleviare la sofferenza relativa al trauma è creare connessioni che permettano di ricevere
aiuto, supporto, comprensione e opportunità di parlare. Il processo che avvia
l’EMDR consiste nel creare nuove connessioni ed aprire nuovi canali di accesso
all’interno del nostro cervello che diano alla parola crisi il significato, oltre
che di pericolo, anche di opportunità.