La dipendenza affettiva e la scelta del partner


La dipendenza affettiva colpisce soprattutto le donne in tutte le fasce d'età. Sono donne che hanno difficoltà a prendere coscienza di loro stesse e del loro diritto al proprio benessere e che non hanno ancora imparato che amarsi è non amare troppo, che amarsi è poter stare in una relazione di coppia senza dipendere e senza elemosinare attenzioni e continue richieste e conferme dal partner.

Il dipendente affettivo dedica completamente tutto sé stesso all'altro, al fine di perseguire esclusivamente il  benessere del partner e non il proprio, come dovrebbe essere, invece, in una relazione "sana".
I dipendenti affettivi, solitamente donne, nell'amore vedono la risoluzione dei propri problemi, che spesso hanno origine nei "vuoti affettivi" dell'infanzia. Questo tipo di persona, a causa della paura dell'abbandono e della solitudine, tende a negare i propri desideri ed i propri bisogni e non riesce a cogliere ed a beneficiare dell'amore nella sua profondità ed intimità.
Ci sono almeno due situazioni nella scelta di un partner sbagliato da parte di questo tipo di personalità dipendente:
 - il partner "problematico"portatore a sua volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d'azzardo, ecc...). Ciò sempre al fine di negare i propri bisogni, perchè l'altro ha bisogno di essere aiutato. Ma è un aiuto "malato" in cui si diventa “codipendenti" e si rafforza la dipendenza dell'altro, perché  possa essere sempre "nostro".
 - il partner “irraggiungibile”. In questi casi si può affermare che la dipendenza si fonda sul rifiuto, anzi, se non ci fosse, paradossalmente, il presunto amore non durerebbe. Infatti la dipendenza si alimenta dal rifiuto, dalla negazione di sè, dal dolore implicito nelle difficoltà e cresce in proporzione inversa alla loro irrisolvibilità.  La presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare da chi proprio non vuole saperne di amarci o di amarci nel modo in cui noi pretendiamo.

Nel tempo la dipendenza affettiva porta a tessere relazioni  problematiche e cariche di sofferenza e nonostante ciò, è difficile romperle perché la prospettiva è un  dolore ancor peggiore: la solitudine dell'abbandono. E' da questo che la persona dipendente tende a proteggersi. Diventa importante fare un lavoro introspettivo per focalizzarsi sui propri vuoti interni ed elaborare, con l'aiuto del terapeuta, le proprie zone d'ombra ed i propri punti di forza.